In questa intervista incontriamo lo scrittore Salvatore Paci, grazie a alcune domande mirate che ci aiutano a conoscere meglio la sua persona.
Mi ritengo una persona alla quale piace la vita. Amo trascorrere il tempo libero facendo tutto ciò che mi fa stare bene: viaggiare, correre, scrivere, trascorrere belle serate con gli amici.
La mia carriera di scrittore è cominciata con “Biglietto di andata e ritorno”, il primo dei tre thriller (gli altri sono “2012” e “Il codice Moncada”) dedicati alla “mia” Caltanissetta e al simpatico personaggio di Antonio La Mattina.
Conclusa la trilogia, mi sono dedicato ai romanzi ambientati all’estero come il thriller psicologico “La collezionista”, “Il castello della follia” e “Perché tu sei mia”.
Al momento ho diversi contratti che impegnano alcuni dei miei romanzi.
Cifre alla mano, dovrebbe essere “Io dormo da sola”, acquistato dalla Newton Compton . Si tratta di un romanzo d’atmosfera scritto a quattro mani con Emanuela Baldo che, in poco tempo, è diventato un successo del passaparola grazie alle 15.000 copie vendute nei primi tre mesi dalla sua pubblicazione. Certamente, oggi i numeri sono diversi.
Proprio in questo momento sono in piena crisi. Ho una casa editrice nazionale che aspetta un mio romanzo da qualche mese, ma non trovo la voglia (non l’ispirazione, perché “scrivere è un mestiere”) per scrivere le ultime pagine e passare all’editing.
Ottimo, perché ho acquisito esperienza partendo dal basso. Il mio primo romanzo, Biglietto di andata e ritorno, è ambientato nella mia città e, di conseguenza, i miei lettori li incontravo ogni giorno per strada. Certo, adesso i miei libri si trovano in tutta l’Italia e anche all’estero (ma sempre in lingua italiana) e i contatti sono per lo più virtuali, ma continuano a essere ottimi.
Mi affascinavano le storie dei cunicoli che attraversano Caltanissetta, la mia città. E così, tra finzione e realtà, ho scritto Biglietto di andata e ritorno, romanzo molto apprezzato inizialmente dai miei concittadini e poi dai lettori di ogni parte dell’Italia.
L’uscita di tre thriller ai quali mancano soltanto le ultime pagine con conseguente lavoro di editing.
Non c’è un libro che ha cambiato la mia vita, ma tanti dai quali ho appreso tante cose. Per esempio, da Carlos Ruiz Zafón ho cercato di imparare la sua scrittura affascinante. Da altri, il modo di trasformare un romanzo in un thriller.
Il fuoco dentro, de La Diabla. Non è un libro del tipo “50 sfumature di…”. Semmai è un thriller psicologico che descrive il crollo di un matrimonio inizialmente felice. È un libro a mio avviso fantastico.
Nel mio Antonio La Mattina, il protagonista della trilogia ambientata a Caltanissetta. È avventuroso, intelligente e sensibile.
Martin Scorsese è uno di quei registi che reputo più adatti per trasformare un paio di miei libri in film thriller. Mi riferisco a La collezionista e a Il castello della follia.
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