In questa intervista vogliamo parlare con lo scrittore Giuliano Pavone, ponendo alcune domande particolari che ci aiutano a conoscere meglio la sua personalità.
Classe 1970, tarantino, risiedo a Milano. Ho sempre vissuto di scrittura, in vari modi, quasi tutti utili e piacevoli. Ho pubblicato oltre quindici libri fra romanzi, saggi e varia, spaziando dalla commedia alla narrativa letteraria, dall’inchiesta giornalistica al saggio pop.
Il mio primo romanzo è L’eroe dei due mari (Marsilio, 2010), che si è aggiudicato diversi riconoscimenti in tema di letteratura sportiva e da cui è stato tratto anche un graphic novel. Il mio romanzo più recente è, invece, Gli scorpioni (Laurana), uscito a giugno del 2022.
In quanto scrittore mi ritengo un esibizionista timido: mi mostro attraverso la scrittura solo perché quando scrivo sono da solo, poi però vorrei essere letto da più persone possibile.
Invidio le arti performative, come la musica e il teatro, in cui puoi apprezzare le reazioni del pubblico nel momento stesso in cui esprimi il tuo talento. Io devo accontentarmi di reazioni meno immediate nello spazio e nel tempo, che ritengo comunque preziose. Per questo amo gli incontri pubblici e i lettori che mi scrivono per comunicarmi le proprie impressioni.
Quella di scrivere un romanzo, più che una decisione, è una necessità: a un certo punto senti di doverlo fare e lo fai. La storia della pubblicazione del mio primo romanzo, L’eroe dei due mari, è abbastanza singolare. Dopo aver completato una prima stesura, per capire se fossi sulla buona strada la feci leggere a qualche amico. Fra questi, il geniale autore e intellettuale Tommaso Labranca, purtroppo scomparso alcuni anni fa, il quale parlò del mio romanzo inedito su un settimanale. Il suo articolo fu ripreso da alcuni blog e suscitò immediatamente l’attenzione di diversi editori, fra cui Marsilio, che alcuni mesi dopo lo pubblicò.
Trovo sempre interessante capire il perché, cioè il criterio con cui si sceglie di leggere un libro anziché un altro. Può essere un consiglio, una recensione, una decisione “programmatica” (“è arrivato il momento di leggere i capolavori russi…”) ma anche un riferimento trovato in un altro libro, o in un film, o in una canzone… Ora sto leggendo Che cosa vediamo quando leggiamo di Peter Mendelsund (Corraini): ne ho sentito parlare dalla bibliotecaria e “bookteller” Elsa Riccadonna, e ha intercettato l’interesse che attualmente nutro per tutto ciò che ha a che fare con il ruolo creativo che nelle storie scritte ha chi le legge.
In tutti, specialmente in quelli totalmente diversi da me! Credo che una delle cose belle dei libri sia proprio questa: vivere delle vite che non si vivranno mai ed empatizzare anche con modi di essere molto lontani dai propri.
Per L’eroe dei due mari, commedia ambientata a Taranto fra Ilva e calcio, sceglierei Paolo Virzì, sagace e coinvolgente.
Per 13 sotto il lenzuolo, divertito omaggio al cinema di genere e riflessione su come si è evoluta la Puglia negli ultimi decenni, mi affiderei a Sergio Rubini, magistrale pittore del Sud in ogni sfumatura.
Infine, Gli scorpioni, romanzo d’atmosfera mediterranea sulla potenza dei luoghi e della scrittura, sarebbe perfetto per Mario Martone, poetico e ambizioso.
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