In questa intervista cerchiamo di capire chi è la scrittrice Rossana Balduzzi, ponendo alcune domande mirate che ci permettono di conoscere meglio la sua personalità.
L’autrice è stata una bambina particolare, allegra ma spesso anche preoccupata per gli adulti che facevano parte della sua sua famiglia, verso i quali ha sempre avuto un istintivo atteggiamento protettivo. Come scoprirà più tardi anche Peter Pan, diceva che gli adulti complicano tutto e vanno controllati … la vita sarebbe semplice e serena se tutti pensassero un po’ prima alle conseguenze delle proprie azioni, ma invece difficilmente questo capita. Mi pare di scorgere un paio o forse più di un paio di occhi sgranati per quanto ho appena affermato … Sorrido divertita ma credetemi io ero così: tutto questo è vero e solo ora ho capito che la mia inquietudine nei confronti del mondo degli adulti era l’espressione di una personale capacità o tendenza, chiamiamola come vogliamo, di riuscire a prevenire problemi futuri così da agire in tempo per evitare che si verifichino. È il modo di essere di chi è proattivo. Normalmente noi nella vita siamo attivi cioè semplicemente agiamo oppure siamo reattivi cioè interveniamo a sanare una situazione negativa che abbiamo creato. Chi è proattivo vede prima il problema, prima di compiere una scelta o prima di decidere come agire e quindi sulla base di questo decide il da farsi evitando così situazioni dannose per sé e per gli altri in tempo. Mi è servita questa mia particolare attitudine? Sì’ è servita a me, perché durante la mia vita non ho creato per me direttamente e per gli altri situazioni particolarmente dolorose o negative, ma ha complicato il rapporto con le persone a me più vicine. A chi piace, infatti, sentirsi dire più spesso di quanto voglia, – se fai così, se agisci in questo modo danneggerai te stesso, la nostra famiglia e magari anche qualcun altro?- Comunque quella bambina particolare, poi, è diventata un’adulta, si è laureata in architettura e ha fatto per anni l’architetto, poi si è sposata e ha avuto due figli. Improvvisamente ha scoperto che la sua capacità intuitiva era comunque un dono importante che, poteva essere utilizzato per cambiare la sua vita. La capacità di avere la visone di insieme è importante nell’inventare trame di vita e così ha scoperto il suo talento unico e ha iniziato a usarlo e questo ha unito la sua famiglia, in un crescendo di creatività. lei immagina e scrive, loro leggono il frutto della sua immaginazione e le danno spunti e consigli. È così che funziona l’esistenza: ognuno di noi ha un talento unico con il quale può portare armonia intorno a sé, bisogna solo scoprire quale esso sia.
Il libro che ha avuto maggior successo si Intitola: Giuseppe borsalino l’uomo che conquistò il mondo con un cappello, edito dalla Sperling e Kupfer. È la storia romanzata del grande imprenditore conosciuto in tutto il mondo. Il suo nome è diventato addirittura sinonimo di cappello. Questo libro ha vinto parecchi premi ed è stato finalista in molti altri. Piace molto in ambiente accademico, ma appassiona anche il lettore comune, forse perché è denso di avventura, pieno di sentimenti e, soprattutto, come ha detto lo scrittore Danilo Arona, «pur essendo un romanzo storico, ha il ritmo del thriller». Non è una storia che lascia indifferente il lettore: qualcuno ha scritto che risveglia, come mai prima, l’orgoglio di patria e l’orgoglio per il genio creativo italiano, qualcun altro mi ha detto che risveglia l’amore per la famiglia e così via. Insomma tanti buoni sentimenti emergono da quelle pagine. L’idea di scriverlo mi è venuta una mattina, come ho spiegato nelle note del volume, all’improvviso mi è balenato in testa questo nome: Giuseppe Borsalino e subito ho cominciato a fare delle ricerche. Le notizie che ho trovato erano scarse e frammentate, ma sufficienti a farmi capire la grandezza dell’uomo. Borsalino è stato l’inventore del Made in Italy e quasi tutti lo sembravano ignorarlo. Come è possibile? – mi chiesi – Perché nessuno ha mai scritto nulla su di lui?
Più mi informavo più la sua vita mi sembrava degna di nota. Giuseppe Borsalino è stato un uomo che si è fatto da solo: proveniva da una famiglia umilissima, ma ha inseguito un sogno ed è riuscito a realizzarlo con grande fatica, con grande dedizione e senza mai perdere la fiducia in sé stesso. Non c’era dubbio sul fatto che fosse una figura da mettere in risalto, perché sicuramente avrebbe potuto essere un un grande esempio per i giovani. La ricerca è stata lunghissima, ma anche molto entusiasmante; ho trovato molte notizie e spunti soprattutto all’estero, per esempio in Nuova Zelanda una terra a lui molto cara. Posso dire di “aver vissuto con Giuseppe Borsalino per più di un anno e a volte “sono diventata lui” e con lui ho patito e gioito, fino all’ultimo e con lui ho inseguito il suo sogno più grande, cioè vincere il Grand Prix all’Esposizione universale, e credo che tutto questo si avverta leggendo. Il risultato è stato questo romanzo che a detta dei lettori tiene alta l’attenzione fino all’ultima pagina in un crescendo di tensione ed emozione.
Con i lettori ho un rapporto molto bello e vero, tanto che a una lettrice ho dedicato un mio libro: Covered. La signora in questione mi ha avvicinato durante una presentazione e parlandomi di Emma la protagonista del prequel di Covered, ovvero di Life on loan, come se fosse reale. Ho compreso dalla sue parole che lei aveva veramente vissuto dentro di sé il dramma di Emma e così le ho dedicato il secondo libro della serie. Altri mi hanno scritto dicendo che alla fine di una delle mie storie, specie per “La ragazza di madreperla” si sentivano “orfani” – così tanti si sono definiti – e in quel momento si è stabilito tra noi e i personaggi un legame profondo. è incredibile constatare che attraverso le mie parole i personaggi prendono forma e vita ma poi iniziano a vivere veramente attraverso il sentire dei lettori, è qualcosa di straordinario e appagante.
Al momento non mi è ancora capitato. A volte può essere successo che abbia impiegato quasi una settimana per scrivere una pagina, ma questo è stato causato dal dover affrontare un argomento particolarmente ostico da rendere in una chiave di lettura facilmente comprensibile, ma un blocco da foglio bianco ancora, per fortuna non l’ho sperimentato.
Penso sempre ai lettori e chi scrive dovrebbe farlo. Io non credo che scriviamo per noi stessi, si scrive sempre per qualcuno. La tecnologia, e in particolare i social network, hanno offerto a chi scrive una possibilità grandiosa, che prima non esisteva: poter dialogare ogni giorno con i propri lettori, ascoltare i loro feedback sul libro.
Quando si dialoga si costruisce un buon rapporto. Ci sono lettori che mi seguono da tanti anni e questo credo sia il riconoscimento più bello.
Ero in un momento di indecisione e di fragilità della mia vita, uno di quei momenti in cui consapevolmente o meno si sceglie se soccombere al negativo o se credere in sé stessi, guardarsi dentro e cercare qualcosa che possa traghettarci oltre, verso un porto migliore. Non so esattamente quando e come, ma ho scelto la seconda opzione: mi sono guardata dentro, ho trovato la mia creatività e ho iniziato a usarla, dapprima con timidezza e anche incertezza, ma via via con maggiore sicurezza e infine con la gioia ritrovata.
La prima storia si è affacciata con prepotenza e all’improvviso nella mia mente e da qui è nato Life on loan, la storia di Emma e Clara, storia poi sfociata nel sequel Covered. Il mese scorso, invece, è uscita la versione integrale intitolata “Nella sua mente”. dove in un crescendo adrenalinico di colpi di scena e di emozioni si conclude la storia di Clara.
Veramente i diritti di Nella sua mente sono già stati acquistati per farne una trasposizione cinematografica, vedremo se riusciranno a realizzarla. Anche per Borsalino c’è già un regista che si è proposto e anche in questo caso vedremo. Per la ragazza di madreperla cioè la storia di Perla, una super eroina che tutti vorremmo come figlia o amica hanno proposto di fare un cartone animato ma … ancora una volta vedremo.
Continuare a scrivere storie, nuovi personaggi prendono vita e riempiono la mia vita. Personalmente non voglio restare incanalata in un filone letterario, come invece tendono a consigliare le case e editrici. La creatività è infinita e non si può recintare. Le storie che si affacciano alla mente di uno scrittore sono diverse e ognuna può contenere un messaggio utile per chi le coglie le scrive e per poi le leggerà, perché quindi rischiare di perdere spunti utili solo perché si pensa sia giusto guardare altrove?
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