Intervista a Fabio Andina

In questa intervista vogliamo parlare con lo scrittore Fabio Andina, ponendo alcune domande particolari che ci consentono di conoscere meglio la sua persona.

Presentazione e biografia: chi è Fabio Andina?

Fabio Andina (Lugano, 1972) si laurea in cinematografia a San Francisco. Con il romanzo La pozza del Felice (Rubbettino, 2018), tradotto in varie lingue, si è aggiudicato il Premio Terra Nova per la Fondazione Schiller, il Prix du public RTS, il Premio Gambrinus e la finale al Premio Majella.

I racconti di Sei tu, Ticino? (Rubbettino, 2020) sono diventati radiodrammi per la RSI. È autore, con Lorenzo Custer, che ha curato i disegni, del volume di racconti bilingue italiano/tedesco intitolato Tessiner Horizonte – Momenti ticinesi (Rotpunktverlag, 2021). Nel 2022 pubblica il romanzo Uscirne fuori (Rubbettino) che verrà pubblicato in tedesco nella primavera 2023.

Andina pratica la corsa su lunghe distanze ed è amante delle escursioni in montagna, del silenzio e della solitudine. Vive e lavora a Leontica, nelle Alpi ticinesi. La ricerca di una vita tranquilla, scandita dal passare delle stagioni e fatta di piccoli gesti quotidiani, ha portato Andina a ritirarsi dalla vita caotica del fondovalle e delle città per andare a vivere in un paesino di baite di montagna di novanta abitanti.

Il suo sito è www.fabioandina.com

Come si intitola il tuo libro che ha avuto più successo finora e cosa ti ha spinto a scriverlo?

Il romanzo La pozza del Felice (Rubbettino, 2018), fin’ora tradotto in tedesco, francese e spagnolo, ha avuto un notevole successo.

Racconta la storia di un novantenne di nome Felice – montanaro, solitario e taciturno – che tutte le mattine
va a immergersi in una pozza d’acqua gelida di un torrente sopra la pineta.

È un romanzo contemplativo e poetico ambientato nel paese dove abito, Leontica, nel cuore delle Alpi ticinesi a mille metri di quota. Ed è ispirato da una storia vera.

Infatti, in paese abitava un anziano che davvero andava tutte le mattine a fare il bagno nella pozza. Dalla pubblicazione del romanzo, a Leontica arrivano lettori/turisti sulle tracce del Felice, e alla pozza, dopo una scarpinata di un’ora, ci
fanno il bagno

È mai capitato anche a lei di avere il blocco dello scrittore?

Quando mi siedo al PC, quello che voglio scrivere l’ho già pensato a lungo, per giorni o anche per settimane. Quindi devo solamente aprire il rubinetto dei pensieri e lasciare fluire le parole, le fresi, le scene e i dialoghi.

Non mi preoccupo del così detto blocco dello scrittore. Se arriva vado a correre o a fare una passeggiata in montagna, oppure faccio l’orto o spacco la legna per il camino.

E, mentre faccio altro, penso alle mie storie e riempio il serbatoio per poi svuotarlo quando mi siederò di nuovo al PC.

In fondo, per me lo scrivere deve venire senza forzatura. È come affrontare una lunga corsa: se si è allenati lo si fa con piacere.

Qual è il libro che le ha cambiato la vita?

Quando, a 22 anni, sono approdato in California per studiare cinema, nel mio primo anno di College ho seguito un corso di Psicologia della Letteratura. Il professore era un appassionato della letteratura della Beat Generation, e questa passione l’ha passata a me.

Da giovane studente poco più che ventenne, venire a conoscenza della scrittura a flusso di Jack Kerouac ha influito notevolmente sul mio stile letterario. Più che il libro, è stata una fotografia a “cambiarmi la vita”: Jack Kerouac che batte sui tasti della macchina da scrivere in cui, invece di un foglio, c’è infilato un rotolo di carta cosicché non doveva interrompere il flusso.

In California ho avuto anche la fortuna di conoscere e frequentare Lawrence Ferlinghetti e ho incontrato in alcune occasioni Diane Di Prima, in quel periodo gli ultimi due esponenti di quel movimento artistico improntato sulla spontaneità, non solo nella letteratura ma anche nella musica e nella pittura.

Anch’io credo nella spontaneità come alleata nella creazione artistica: non progetto mai i miei scritti, non prendo appunti, non
faccio schemi.

Quale libro sta leggendo in questo momento e perché?

In passato ho letto molto, ma ultimamente non leggo quasi più. Negli ultimi anni, da quando scrivere è la mia professione, non leggo molta letteratura. Preferisco concentrarmi sulla mia. Si dice che uno scrittore deve leggere molto, ma io trovo il vero nel contrario.

Con gli anni ho scoperto la mia voce, e questo mi basta. L’ultimo libro che ho letto è stato Finding Ultra di Rich Roll, un ultramaratoneta americano che seguo anche nei suoi blog. È un libro autobiografico che racconta delle sue esperienze sportive più folli, del suo stile di vita, della sua alimentazione.

Ho letto altri libri scritti da ultramaratoneti, per me sono ispirazione pura. Sono libri che sanno trasmettermi emozioni, perché con chi li ha scritti condivido la fatica e il piacere del correre.

In quale protagonista dei libri che ha letto si immedesima o vorrebbe immedesimarsi?

Zanna Bianca, la lupa del romanzo omonimo di Jack London. Mi affascina l’ambientazione della storia. La neve, le montagne, le distese di pinete incontaminate. La vita selvaggia e feroce di fine Ottocento senza tecnologie e diavolerie elettroniche.

La vita e l’organizzazione sociale dei branchi di lupi. La lotta giornaliera per la sopravvivenza degli esseri umani in contrapposizione con quella degli animali.

Sono una persona alla ricerca costante del minimalismo, non solamente nel mio modo di raccontare storie, ma anche nei gesti della vita quotidiana e negli oggetti che posseggo. Come un “Zanna Bianca umano”, bado essenzialmente al sodo, eliminando dalla mia vita tutto ciò che è superfluo. Una vita sociale ristretta ma sana, ciò di cui sfamarsi e una protezione dalle intemperie. Per Zanna Bianca questo è tutto.

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